La lettera del vecchio ciliegio malato Stampa
Discipline - Italiano
Venerdì 10 Gennaio 2014 18:11

 

Durante le vacanze natalizie mi trovavo a Norcia e sono andato a visitare una mostra di presepi costruiti da un artigiano abruzzese.

Questi bellissimi presepi sono stati realizzati all'interno di vacchi tronchi d'albero che l'artista ha trasformato in splendide ambientazioni per le sue opere.

Uscendo mi sono soffermato su una lettera che un anonimo e sensibile autore ha scritto nel lontano 1988 e che fa riferimento all'abbattimento di un vecchio e malato ciliegio avvenuta realmente a L'Aquila, proprio in quell'anno.

Nella lettera è lo stesso ciliegio che si rivolge all'uomo che, per futili motivi, ha deciso il suo abbattimento.  La bellezza di questo testo, la semplicità unita alla profondità dei suoi contenuti possono rappresentare spunti  per un approfondimento in classe sui temi dell'educazione ambientale, sul senso di cittadinanza e del vivere assieme.

Buona lettura!

Agli Inquilini

di Viale Duca degli Abruzzi, 1

L’Aquila

 

Chi Vi scrive cari Signori, non meravigliatevi, è il vecchio Ciliegio del Vostro cortile. Sono proprio io, ormai condannato a morte con poche e fredde parole sul verbale del condominio, a voler lasciare un ultimo messaggio.

Si è vero, ero vecchio e malato, la mia corteccia era ferita, la mia chioma non era più quella di una volta, i miei frutti non erano più graditi e dai miei rami cadevano gocce di linfa che imbrattavano le Vostre automobili.

Eppure un tempo non era così: com’era gradita la mia ombra nei caldi pomeriggi estivi alle poche auto che sostavano nel cortile, come piaceva ai bambini del palazzo cercare di rubare i saporiti frutti dai miei rami, che profumo emanavano i miei fiori a primavera!

Molti di Voi, abitanti del palazzo, siete invecchiati con me, Vi ho sempre visto in questi lunghi anni e seguiti con affetto, intenti alle Vostre occupazioni, ai tanti problemi quotidiani, e vi vedevo ormai stanchi e pieni di acciacchi scendere a fatica le scale per andare a fare la spesa, per godere di questo pallido sole invernale, o per portare a spasso il nipotino che allieta le Vostre giornate.

Proprio per questo motivo credevo di avere in Voi degli amici solidali, Voi che conoscete il significato della vecchiaia che non risparmia nessuno, uomini, animali, piante; ma perché anche noi piante non abbiamo il diritto di invecchiare in pace, perché l’uomo arroga tutti i diritti di vita e di morte su di noi? Mi hanno detto che il proprietario del palazzo vicino si è lamentato perché le mie foglie sporcavano il suo cortile e per questo motivo devo essere abbattuto. Che tristezza! Gli uomini si lamentano per poche foglie secche, ma non spendono una parola per i veleni invisibili che tutte le loro automobili scaricano nell’aria, per i fumi, per il rumore del traffico.

Io non mi sono mai lamentato degli scarichi delle Vostre auto che, giorno dopo giorno, hanno lasciato sulle mie foglie un sottile velo di morte, non ho potuto dire nulla quando anni fa mani inesperte hanno potato maldestramente i miei rami, favorendo l’attacco dei parassiti che, attraverso le ferite, hanno raggiunto le mie radici. Si sa, noi alberi di città dobbiamo sopportare tutto ciò e in cambio continuare ad offrire l’ossigeno all’aria che ci circonda.

Nonostante ciò la maggior parte di Voi ha sancito la mia condanna a morta senza spendere una parola in mio favore, senza un pensiero per il vecchio ciliegio, che aveva accompagnato anche le vostre stagioni per tanti anni.

Ma ora non voglio annoiarvi ancora, Vi porgo il mio addio e all’augurio di un felice anno nuovo, aggiungo quello che non possiate più avere nei Vostri cuori un vuoto più grande di quello che lascerò nel cortile.

Il Ciliegio

L’Aquila, 30 Dicembre 1988

Qui potete scaricare la lettera in formato docx

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