Dislessia: 4 progetti per affrontare il problema Stampa
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Da qualche tempo la scuola italiana ha finalmente iniziato ad affrontare seriamente le problematiche legate alla dislessia, da sempre sottovalutata nelle varie metodologie di insegnamento.
Recentemente un accordo tra il MIUR, l'Associazione Italiana Dislessia e la Fondazione Telecom Italia ha prodotto ben 4 progetti, uno legato alla diagnosi precoce della dislessia, uno alla formazione degli insegnanti e gli altri due all'aiuto che la tecnologia informatica può dare all'alunno dislessico.
Mi preoccupa un pò il fatto che per realizzare questi 4 progetti siano stati stanziati solo 1,5 milioni di euro, decisamente pochi in rapporto all'entità e la diffusione del fenomeno, con il rischio che si tratti, come per altre iniziative del passato, di una sorta di "spot" per far sapere che si vuole affrontare una battaglia, consapevoli in partenza che le armi a disposizione sono del tutto insufficienti per tentare almeno di vincerla...

Comunque, per chiarire lo stato delle cose sulla dislessia nella scuola italiana e per avere maggiori ragguagli in merito alle 4 iniziative intraprese, allego il contributo di Giulia Boffa apparso sul portale OrizzonteScuola.

E ORA LA SCUOLA ITALIANA AFFRONTA IL PROBLEMA DISLESSIA

Cosa avevano in comune Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Winston Churchill e Walt Disney? Tutti questi personaggi erano dislessici.


La dislessia secondo il DSM-4 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) è un disturbo dell’apprendimento, dovuto ad una difficoltà circa le capacità di lettura, calcolo e scrittura. Essa viene definita come la persistente difficoltà nell’apprendimento della lettura e comprensione del testo scritto, per cui non si riesce né a leggere, né a svolgere le normali operazioni matematiche, né a comprendere i testi scritti (pur essendo in grado di percepire le singole parole) rispetto al comportamento medio dei coetanei. Se si risale all’etimologia della parola si scopre che il termine dislessia deriva dal prefisso dis, che significa mancanza e dal greco lexis ossia lettura.
Tra chi si occupa di disturbi dell’apprendimento è opinione diffusa che l’acquisizione di buone capacità di lettura, scrittura e calcolo è caratterizzata da un lungo percorso che il bambino deve compiere anche al termine della scuola elementare.
In assenza di disturbi in un bambino non dislessico, l’apprendimento della lettura e della scrittura passa attraverso diverse tappe a seconda del livello di maturazione cognitiva della persona. La prima fase è detta “logografica” e può essere riassunta come la capacità del bambino di leggere parole conosciute che vengono immagazzinate in una sorta di “vocabolario visivo” La seconda, definita “alfabetica”, consiste nel riconoscimento delle caratteristiche grafemiche delle parole ed è influenzata dal processo di alfabetizzazione del ragazzo e dalla possibilità di leggere parole conosciute. La fase successiva consiste nell’utilizzo delle competenze ortografiche: il bambino è in grado nel passaggio dalla quarta alla quinta elementare di compiere operazioni di segmentazione e di fusione uditivo-visiva anche di forme irregolari nella corrispondenza grafema-morfema. Nella fase “lessicale” il bambino è capace di elaborare informazioni linguistiche complesse.
Per quanto riguarda invece l’area del calcolo sono presenti tre livelli di approfondimento: l’apprendimento del concetto di numero, dei vari calcoli, dell’applicazione del numero e del calcolo.
Al primo livello bisogna essere in grado di enumerare, di riconoscere i numeri e di scriverli, di attribuire una determinata quantità, di effettuare un conteggio. Nella fase del calcolo si dovranno riconoscere le grandezze relative, posizionare, incolonnare, riuscire a memorizzare i risultati. Infine una volta acquisti questi concetti si analizzeranno dei testi, si identificheranno dei dati, si riuscirà a trovare la soluzione ad una situazione problematica, dopo averla identificata, si riuscirà ad applicare delle procedure operative e a costruire una risposta coerente. Alla fine il bambino dovrà aver acquisito numerose competenze tra le quali la capacità di problem solving e quella metacognitiva di controllo e verifica.
Talvolta è possibile che delle difficoltà nell’apprendimento di queste nozioni si manifestino a causa di un insegnamento errato o insufficiente, a volte di una motivazione debole o turbata. In questi casi è possibile intervenire senza ricorrere a particolari tecniche educative, ma solo con un insegnamento sano in un ambiente pedagogico adatto.
Invece attraverso un processo più lento e complesso si arriva a correggere una diagnosi di dislessia. A tale disturbo si inizia a pensare in maniera più approfondita solo ora, da quando le ricerche sull’argomento si sono fatte più numerose.
La dislessia è infatti oggetto di varie analisi ed interpretazioni. Recentemente si è scoperto che la dislessia è un disturbo innato su basi genetiche e sono state considerate come meno probabili le teorie che attribuivano il disturbo a fattori psicologici e percettivi.
La dislessia in realtà non è una vera e propria malattia, ma rappresenta una modalità diversa di funzionamento delle competenze cognitive, per questo non si guarisce dalla dislessia.ma soprattutto il bambino dislessico viene spesso scambiato per svogliato, poco attento, senza capire che la sua svogliatezza e disattenzione sono dovute ad una difficoltà oggettiva che spesso non riesce neanche a spiegare e che lo porta ad isolarsi dal contesto della classe.
Com’è possibile modificare la modalità di funzionamento cerebrale? E' quello a cui la scienza medica sta cercando di rispondere. Ecco perché la dislessia è stata finora poco affrontata o comunque sottovalutata nella metodologia di insegnamento.
Il MIUR, però, ultimamente ha firmato un accordo proprio per affrontare questo problema. L'aiuto viene dalla Associazione Italiana Dislessia e dalla Fondazione Telecom Italia, che ha destinato 1,5 milioni di euro alla realizzazione di quattro progetti, uno legato alla diagnosi precoce della dislessia, uno alla formazione degli insegnantie gli ultimi due all'aiuto che la tecnologia informatica può dare all'alunno dislessico.
Ma entriamo nel dettaglio. Il primo progetto porta il titolo “Non è mai troppo presto” ed è mirato al riconoscimento precoce dei disturbi specifici dell’apprendimento. La ricerca scientifica conferma che una diagnosi tempestiva è determinante per il recupero di questi disturbi: un intervento corretto entro il secondo anno della scuola primaria, infatti, permette una riduzione dell’entità del disturbo significativamente maggiore di quanto può avvenire negli anni successivi. Il progetto, che avrà durata triennale, si propone quindi di definire e sperimentare un protocollo di screening scientificamente attendibile, replicabile in modo omogeneo sul territorio nazionale, per individuare gli indicatori di rischio più sensibili e verificare l’efficacia di interventi didattici mirati e precoci. Sarà quindi analizzata per 3 anni l’evoluzione delle competenze di lettura e scrittura di circa 7.000 bambini, coinvolgendo 300 classi e insegnanti della scuola pubblica e privata.
Il secondo progetto è “A Scuola di Dislessia” – la formazione specifica degli insegnanti. Il progetto è finalizzato alla formazione specifica degli insegnanti e alla sperimentazione di modalità didattiche inclusive basate sull’utilizzo del personal computer. Sarà attivata una rete di 6.000 insegnanti “referenti” coinvolgendo, nell’arco di 3 anni, istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado in tutte le Regioni italiane. I docenti riceveranno una formazione specifica, teorica e pratica, per la gestione degli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento mirata anche ad introdurre e stimolare l’utilizzo del personal computer nelle classi.
Il terzo prevede “Campus informatici” – le tecnologie sono il miglior alleato dei ragazzi dislessici. Obiettivo principale del progetto è formare i ragazzi dislessici all’uso degli strumenti informatici utili per lo studio e l’apprendimento, attraverso un’esperienza residenziale di gruppo e la proposta di temi e argomenti stimolanti e motivanti che permettano di sperimentare un apprendimento attivo, creativo ed efficace. I Campus saranno realizzati come settimane residenziali, nei mesi estivi, in gruppi di circa 15 soggetti suddivisi per classe, che integrino attività didattiche e momenti di confronto personale; ogni gruppo sarà accompagnato da esperti di didattica e informatica e da animatori con conoscenza specifica di questi disturbi. Per ogni anno di realizzazione del progetto saranno coinvolti 60 ragazzi provenienti dalle diverse regioni italiane, di fascia d’età compresa tra i 12 e i 15 anni.
Il quarto è su “Lo zaino multimediale” – la biblioteca digitale sul web. Il progetto, di durata triennale, si propone di fornire ad ogni alunno dislessico in età scolare libri scolastici in formato digitale e facilmente accessibile. Tale formato, infatti, permette di leggere il libro su un PC con un programma di sintesi vocale oppure attraverso un lettore di e-book ed è uno dei più validi aiuti ad una piena integrazione dello studente dislessico. Obiettivo finale del progetto è rendere disponibile una vera e propria biblioteca digitale sul web (www.biblioaid.it), alla quale ogni studente possa accedere previa registrazione e scaricare i testi scolastici. Nel triennio si prevede un sostanziale incremento della popolazione servita fino a 16mila utenti registrati e 40mila libri distribuiti attraverso le precedenti modalità di distribuzione (tramite posta e cd contenenti file pdf).
I quattro progetti operativi descritti sopra si svilupperanno sull’intero territorio nazionale,in particolare per tre anni sara' studiata l'evoluzione delle competenze di lettura di 7.000 studenti (300 le classi coinvolte) di tutta Italia dei circa 350 mila ragazzi tra i 6 e i 19 anni dislessici , pari al 4-5% della popolazione scolastica.
Sembrerebbe tutto perfetto: finalmente ci si pone il problema e ci si organizza in modo imponente per affrontarlo.
Allora dov'è la nota stonata? Non c'è una legge in Italia che garantisca il diritto di studio per tutti questi ragazzi. Non è possibile affidarsi solo ad un protocollo e alla generosità di un'industria: in Parlamento da anni c'e' un testo che fa la spola tra Senato e Camera che ancora non e' riuscito ad approdare in aula.

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