Ai tanti materiali condivisi per la Giornata della Memoria aggiungo una poesia assolutamente inedita, composta dalla collega Elisa Fonnesu.
Attraverso le emozioni di un bambino, viene rappresentata una storia tra tante storie...
Perchè devo lasciare
la mia casa, i miei giochi?
Perchè prendiamo
le nostre cose così in fretta?
E perchè ci mettiamo in fila
per andare a prendere il treno?
Vi stringo la mano e cammino
insieme a mille gambe che
accelerano il passo
senza sapere dov'è che si parte .
Ed ora sul treno
guardo la strada allontanarsi
e come fumo sparire
sotto il rumore delle rotaie ,
che ingoiano la mia casa e la città
Guardo e guardo
e io non capisco.
Stiamo stretti in questo vagone
sento il tuo petto
battere come un tamburo
ma dimmi mamma , dove andiamo?
Non mi rispondi
perchè nemmeno tu sai
dove il treno si fermerà
o perchè il silenzio è una bugia
che ora male non fa .
Poi un fischio e uno stridio
e dentro campo
già rimbomba come un tuono
il grido del soldato
che stacca la mia mano
dalla tua.
"Stringimi, non lasciare la mia mano ,mamma!"
Piango e urlo insieme a te
ma in fila ti allontani
e già i tuoi occhi non vedo più.
Ora gelide mani mi spoglaino
mi infilano una casacca con le righe
e una stella senza cielo,
guardo i miei capelli rasati
cadere come piume
e confondersi
tra altre chiome bionde e nere.
Niente mi consola
neanche il pianto di altri bimbi
che si guardano spauriti.
E io non capisco.
Nel buio della sera
ho paura
ho fame e sete
ma nessuno qui mi sfama,
nessuno mi disseta
nessun abbraccio
mi cinge e mi dà la buonanotte.
Ma dove siete, mamma , papà?
Chiudo gli occhi
e il sonno non arriva
così nel buio tra le stelle
vi cerco e vi sorrido.
La luna mi chiude gli occhi
e corro e danzo
in mezzo a un prato
e rivedo la mia casa
i miei giochi e i miei amici,
finchè un grido di un soldato
urla prima che si levi il sole.
Ma tutto è grigio intorno
tutto è triste e io voglio
ancora il sogno
il sogno della mia libertà.
Chiudo gli occhi ancora un po'
perchè non capisco.