Stamattina nella mia bacheca Facebook è apparso un particolare post di Jason R Levine, collega parigino, che informava tutti sulle sue buone condizioni di salute.
Ho approfondito la cosa ed ho scoperto che per l'occasione il Facebook ha attivato un particolare servizio, Safety Check che viene predisposto per le situazioni di particolare emergenzA e che consente di utilizzare il social network per comunicare il proprio stato di salute nei luoghi in cui è avvenuto un evento disastroso.
L'applicazione ha chiesto a chi si è trovato nella capitale francese "Stai bene?" e, rispondendo con un click, tutti i contatti hanno immediatamente la notizia che quella persona non è stata coinvolta nella tragedia in corso.
Si tratta dunque di un servizio di utilità sociale attivato da un soggetto spesso accusato di essere solo strumento di svago e contenitore di superficialità. In realtà nessuna Istituzione è stato in grado di mettere in contatto le persone con un "safety scheck" accessibile a tutti, mentre sono state investite tutte le attenzioni solo alla predisposizione dei necessari servizi di pubblica sicurezza.
E' chiaro che affidare ad un soggetto privato come un social network il compito di mettere immediatamente in contatto le persone in un momento di emergenza è molto limitativo e dovrebbe interrogare i Paesi al fine di predisporre protocolli di utilizzo di servizi safety check condivisi e indipendenti dal tipo di device e tecnologie a cui ciascuno di noi ha accesso.