Nel 2006, con circolare ministeriale n. 24 del 10 marzo, il Ministero dell’Istruzione pubblicava le Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri con l’obiettivo di presentare un insieme di orientamenti condivisi sul piano culturale ed educativo e di dare suggerimenti di carattere logistico e didattico al fine di incoraggiare l’integrazione e la riuscita scolastica e formativa degli alunni stranieri.
Le Linee guida del 2006 sono state un riferimento importante ma, a distanza di quasi dieci anni, è necessaria una riconsiderazione della realtà del mondo dei migranti, che si configura oggi assai complesso sia numericamente che per diversità di Paese di provenienza e di culture, costantemente nella prospettiva di una via interculturale all’integrazione. Sono successivamente intercedute novità normative, esigenze e richieste di indirizzo provenienti da quanti operano nel mondo spettacolare della scuola e dalla società e che derivano soprattutto dalla ricchissima e proficua esperienza delle nostre scuole autonome che hanno disegnato il modello italiano di integrazione in questi anni.
Le “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri” del febbraio del 2014 rappresentano dunque uno strumento di lavoro per DS, docenti, famiglie ma anche operatori delle associazioni, a cui compete il compito di individuare le modalità con le quali affrontare ciascuna situazione nella cognizione che lo scolaro di origini straniere può rappresentare un’opportunità per considerare e ribadire l’azione didattica a vantaggio di ciascun alunno. Si tratta, come detto, di un’opportunità di mutamento per tutta la scuola italiana.
Esistono numerose tipologie di Bisogno Educativo Speciale se ci si riferisce ad uno straniero tipo:
- Alunno NAI (si intendono gli alunni stranieri immessi per la prima volta nel nostro sistema scolastico nell’anno scolastico in corso o in quello precedente);
- Alunno straniero giunto in Italia nell’ultimo triennio (si intendono gli alunni che hanno superato la prima alfabetizzazione ma ancora non hanno raggiunto quelle competenze nella lingua italiana tali da poter affrontare le materie di studio);
- Alunno straniero che pur essendo in Italia da più anni – oltre il triennio- trova ancora difficoltà nella lingua italiana ed in particolare in quella dello studio;
- Alunno straniero con età anagrafica non corrispondente alla classe d’inserimento, causa ripetenza o inserimento in una classe “inferiore” in accordo con la famiglia.
Il PDP deve, dunque, contenere tutte quelle caratteristiche che determinano lo svantaggio sociolinguistico su cui poi è necessario operare. Ne alleghiamo uno, ben strutturato, in uso all’Istituto di Istruzione Superiore Santoni di Pisa diretto con assoluta competenza dal dirigente scolastico Prof. Maurizio Berni. Un modello utile se collocato nell’alveo delle “Buone pratiche” che il ministero richiede alle scuole maggiormente attive di impegnarsi a supporto delle altre.
Ecco un modello per la redazione di un PDP per alunni stranieri
Fonte: OrizzonteScuola