Oggi mi è capitato di òeggere su Forbes la classifica delle aziende più quotate in borsa e sono rimasto impressionato dai numeri di Facebook: 55,8 miliardi di dollari di ricavi annui, per una capitalizzazione complessiva di 512 miliardi di dollari.
A questo punto la domanda sorge spontanea: come è possibile che i social network siano gratuiti?
Naturalmente, vi chiederete, qualche sorta di trucco deve pur esserci se per usare Facebook, Twitter, Instagram o Whatsapp non spendiamo nulla e i proprietari di queste società fanno soldi a palate.
Bene, cominciamo ad intenderci sul termine pagare. Troppo spesso associamo questo verbo solo ed esclusivamente al denaro, ma oggi esiste un controvalore molto più ricercato: i nostri dati, la privacy e l'identità.
In pratica, le società proprietarie dei vari social network monitorano gran parte delle nostre interazioni nei social network, come i nostri dati personali, le posizioni recenti e una miriade di altre informazioni. E come è possibile tutto questo? Tutto nasce dalla più grande bugia che diciamo ogni volta che ci registramo ad uno di questo servizi: "Confermo di aver letto e accettato i Termini e le Condizioni d'uso" .
Al momento dell'accettazione delle condizioni d'uso, noi consentiamo alle società in questione di far circolare liberamente i nostri dati poiché da quel momento appartengono legalmente alle stesse società. Questo per orientare e settare il "vero" business dei social media: la pubblicità. In alcuni casi, le aziende possono vendere i nostri dati ad altre società in modo da inserire contenuti pubblicitari in base alle nostre informazioni, gusti, hobby, ecc.
Basti pensare allo scandalo Cambridge Analytica con Facebook, che nel 2018 ha utilizzato i dati degli utenti senza la loro autorizzazione.
In pratica, tutta la pubblicità che troviamo su Instagram o Facebook, è stata selezionata per essere rivolta a persone che hanno i vostri stessi gusti e, dunque per i social network finiamo per non essere "clienti" ma il "prodotto da vendere". Questo è il motivo reale per cui queste aziende sono valutate quanto un tempo erano stimate le multinazionali legate ai prodotti petroliferi.
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